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Luogo: Verona-Mantova-Brescia-Trento
Tipologia: Masterplan | Research
Fase: Ricerca - in corso
Team: C.SCARPA | arch. Marco Ardielli, arch. Claudia Cavallo, arch.Pietro Zandonella Maiucco
La ricerca Crocevia, di cui sono presentati alcuni esiti grafici, si colloca nel quadro delle finalità del C.SCARPA come indagine operativa che nasce da necessità concrete e criticità specifiche dei luoghi. Al contempo, amplia lo sguardo per interpretare i fenomeni in relazione alle trasformazioni territoriali, individuando nuove possibilità di intervento sul patrimonio esistente.
Il lavoro prende avvio dalle mura di Verona, manufatto complesso che intrattiene un rapporto tanto rilevante quanto irrisolto con l’immagine e la vita contemporanea della città. L’analisi della loro natura stratificata mette in evidenza una profonda connessione con il tessuto urbano ed extraurbano, mostrando come il loro ripensamento non possa prescindere da una riflessione sul ruolo attuale di questo ex limite urbano, oggi ridefinito dallo spostamento delle “porte” della città e dalla dispersione della sua forma storica.
Lo studio del sistema dei campi trincerati rivela inoltre relazioni dirette con i forti e i castelli dell’area gardesana, concentrati attorno al Lago di Garda e al nodo infrastrutturale veronese. Ne emerge un territorio ad alta densità di architetture militari dismesse, caratterizzato da un rilevante potenziale latente. Un’area che coincide, non senza contraddizioni, con una delle zone più attrattive d’Italia sotto il profilo turistico e logistico, estesa tra Veneto, Lombardia e Trentino-Alto Adige, in particolare lungo il crocevia Brescia–Verona–Mantova–Trento.
In questo contesto, un approccio più ampio e transfrontaliero risulta strategico per favorire convergenze tra amministrazioni pubbliche e promuovere una visione di lungo periodo, capace di superare l’approccio emergenziale delle politiche attuali. La ricerca propone così una riflessione sul riuso dell’architettura e delle infrastrutture militari dismesse come heritage, inteso come eredità collettiva da reinterpretare alla luce delle dinamiche contemporanee. L’obiettivo non è la mera conservazione né la musealizzazione diffusa, ma l’attivazione di una rete interconnessa capace di trasformare questi manufatti in dispositivi operativi per leggere e attivare il territorio. In questa prospettiva, i forti non sono considerati come esiti conclusi o oggetti autonomi, ma come elementi strategici attraverso cui costruire un discorso su un territorio comune, assumendo il patrimonio militare come input e non come fine del progetto.
Seguendo una lettura che interpreta il forte non solo come oggetto materiale, ma come insieme di pratiche, relazioni e dispositivi, la ricerca esplora modelli di rete alternativi fino all’ipotesi rizomatica: una struttura aperta, non gerarchica e adattiva, capace di evolvere nel tempo e di sostenere una visione che, oltre i confini amministrativi, lascia intravedere la costruzione di una possibile città metropolitana del Garda.